La manifestazione è aperta al pubblico e agli operatori del settore.
Quartiere Fieristico di Bologna
Da giovedì 7
a sabato 9
settembre 2023
Show office
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Bologna
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«In questi mesi in tanti a proposito dell'escalation dei costi energetici hanno usato l’espressione “tempesta perfetta». Ho l’impressione che la vera tempesta perfetta sia quella che deve ancora arrivare. Oggi stiamo scontando una forte riduzione della produzione di fertilizzanti in Europa con incremento dei prezzi e della dipendenza dall’estero. Ma poiché i fertilizzanti sono alla base della produzione agricola, nel giro di pochi mesi questo paradigma si potrebbe trasferire a valle con un sensibile ridimensionamento della produzione agroalimentare, un nuovo rialzo dei prezzi e dell’inflazione, un massiccio ricorso alle importazioni e, soprattutto, un impatto diretto sul bilancio delle famiglie». Così Giovanni Toffoli, presidente di Assofertilizzanti-Federchimica, nel delineare i possibili scenari dell’intero settore agroalimentare italiano ed europeo.
Nel frattempo, gli impianti di fertilizzanti cominciano a chiudere: la multinazionale norvegese Yara International ha chiuso a luglio il proprio impianto a Ferrara, dopo aver abbassato le serrande in quello di Le Havre. Anche Azoty ha annunciato che avrebbe sospeso il 90% di produzione di ammoniaca, mentre Basf ha dichiarato che chiuderà l’impianto di Ludwigshafen se le forniture di gas caleranno sotto il 50% per un periodo prolungato.
«La principale categoria di fertilizzanti – ha aggiunto il presidente di Assofertilizzanti – è quella degli azotati che sono anche quelli più colpiti dai rincari del gas. L’azoto di sintesi rappresenta il 65-70% dei fertilizzanti utilizzati in agricoltura e proviene dall’ammoniaca, NH3 dalla quale utilizzando il gas si elimina il carbonio e si aggiunge azoto. Senza gas, o con il gas a questi prezzi, e senza tubazioni e rigassificatori per importarlo da Paesi diversi dalla Russia non ci sono molte alternative. L’unica è ridurre i dazi sull’import di fertilizzanti perché converrebbe di più importarli che produrli. L’Italia, compresi gli impianti di multinazionali straniere che operano nel nostro paese è autosufficiente al 50% circa per i fertilizzanti. Ma il 100% delle materie prime per produrli è importata dall’estero».